I prodotti dell’alveare aiutano a migliorare il benessere dei nostri 5 sensi

Incominciamo un viaggio sulle ali delle nostre amiche api partendo dal senso più antico e più “animalesco” : l’olfatto ed esploriamo quali prodotti possono aiutarci a mantenerlo in salute.

Viviamo in una società dove con l’avvento del “virtuale, dell’astratto” si sono persi sempre di più i contatti diretti tra individui e questo ha portato ad una graduale svalutazione dell’olfatto e degli odori “naturali” considerati troppo istintivi e legati ad una imbarazzante fisicità. A chi non è mai capitato di rievocare fantasie ed emozioni del passato semplicemente attraverso una “zaffata” di profumo; durante le mie passeggiate nella natura, con i 5 sensi sempre attivi, e da quando ho le api, ho avuto la conferma che la vita profuma di buoni sentimenti e che tutti noi abbiamo la possibilità di usare il senso dell’olfatto ovunque.

L’esistenza è profumata, impariamo a vivere il mondo anche con il naso e allora sentiremo l’odore della natura, del sole, dell’atmosfera, delle persone che ci circondano e di tutto quello che è parte del nostro mondo.

Recentemente alcuni studi hanno approfondito questo argomento ed hanno dimostrato che il potere evocativo degli odori, essendo viscerale ed antico, ha giocato e gioca un ruolo fondamentale nella storia della cultura umana.

sistema limbico

Come ci confermano gli studi della Drssa Pamela Dalton, ricercatrice presso il Monell Chemical Senses Center di Philadelphia, le molecole di profumo entrano nel naso e prendono contatto con i nostri recettori olfattivi, che si trovano in alto nella cavità nasale, dietro il ponte del naso.

Le molecole di profumo si legano a questi recettori olfattivi in un modo specifico. Una volta che l’informazione è formata, attiva un segnale nel cervello, dove viene elaborata in primis dalla corteccia olfattiva primaria.

Gli odori richiamano i ricordi e le impressioni, per una ragione meramente fisica: amigdala e ipotalamo, centri regolatori delle emozioni, sono collegati direttamente al nervo olfattivo, unico nervo cranico che comunica con il mondo esterno attraverso il naso. Alcune ricerche hanno anche dimostrato che, già al quinto mese nel grembo materno, un bimbo è in grado di percepire gli odori che ne influenzano anche lo sviluppo fisiologico e psicologico.

L’odore gioca un ruolo fondamentale anche nei rapporti interpersonali, lo dimostrano le ricerche della Drssa E. Cornwell – School of Psychology della Università di St. Andrews, secondo la quale l’odore che percepiamo di una persona è importante tanto quanto quello che vediamo utilizzando la vista; inoltre esiste un ormone che ci fa decidere se un partner fa per noi oppure no. Nella ricerca si è scoperto che l’odore del corpo nelle relazioni di lunga durata vale quanto l’aspetto fisico, mentre con la vista si scelgono solo partner per brevi flirt.

Gli odori in questione non sono però quelli artificiali (deodoranti e acque di colonia), bensì l’odore della pelle, del sudore e tutti gli odori naturali ricchi di sostanze chiamate feromoni. Queste sostanze, costituite da molecole steroidee come gli ormoni maschili e femminili sono “attrattive” fondamentali nelle scelte sessuali degli animali, ma da questa ricerca pare che lo siano altrettanto per noi umani. Differenze di età e sesso influenzano la capacità di percezione degli odori e di conseguenza condizionano i comportamenti; sembra che le donne abbiano “più naso” degli uomini.

Dal lato negativo la perdita dell’olfatto si può associare, come ci indica la Metamedicina di Claudia Rainville, alla volontà di negarsi i piaceri della vita, magari dopo una separazione di cui sentiamo la responsabilità per la sofferenza dei nostri cari.

Ritornando alle nostre amiche api anche nel loro ambiente i feromoni emanati dall’ape regina, per esempio, sono quelli che tengono unita la famiglia nell’alveare e le permettono di lavorare in armonia per la sopravvivenza della stessa.

psicoaromaterapia

Con la diffusione delle medicine complementari si è tanto parlato anche di Aromaterapia, che consiste nella somministrazione, per via aerea, di sostanze terapeutiche; un potenziale sviluppo è quello dell’ApiAromaterapia con l’aria dell’alveare.

Propoli, miele e cera, contengono infatti oli essenziali, composti terpenici, resine ed altre sostanze volatili alle quali associamo il tipico “odore di alveare”, che può svolgere una benefica azione su tutto il nostro apparato respiratorio. Queste molecole volatili sono molto piccole, ed una volta respirate, entrano direttamente nel torrente sanguigno e nella circolazione linfatica senza subire ulteriori modificazioni, non affaticando, quindi, in altri processi, il nostro organismo.

ricordi olfattivi

Il benessere apportato con questi componenti è fisico, ma anche emozionale per tutte le ragioni di cui abbiamo parlato prima: gli odori arrivano direttamente al sistema limbico e stimolano il sistema nervoso influenzando così umore e funzioni fisiologiche.

Dalla cera d’api vecchia di 5 anni, impregnata dell’odore dell’alveare si estrae, con alcool a 96°, l’olio essenziale di miele, detto Assoluto di cera d’api. Con questa fragranza possiamo trattare le persone iperattive che devono imparare a focalizzare la loro attenzione e non disperdere energia.

L’odore dolce del miele inoltre svolge un’azione calmante, confortante e protettiva. Si può utilizzare per bagni aromatici, in olio da massaggio, come profumo personale oppure nei comuni diffusori per ambienti.

apiario integrato

Con l’APIAROMATERAPIA, attraverso l’inalazione dell’aria dell’alveare, sostando comodamente ed in tutta sicurezza in apposite casette in legno provviste di finestrelle che si affacciano sugli alveari, possiamo trattare i più comuni disturbi dell’apparato respiratorio, come le infezioni delle prime vie aeree ed anche i polmoni possono beneficiare dei trattamenti.

L’aria dell’alveare può essere balsamica, fluidificante, anticatarrale, antispasmolitica, antibatterica (soprattutto la vaporizzazione della propoli con un apposito apparecchio), decongestionante e possiamo utilizzarla anche nell’asma. Vaporizzando nell’aria la propoli otterremo nell’ambiente un effetto ionizzante con conseguente riduzione dei radicali liberi

Noi uomini contemporanei viviamo in un mondo privo di slancio , possediamo cose ma non viviamo emozioni che sono il sale della vita. Il sensismo premia l’olfatto vedendolo come il principale ingrediente delle felicità, poichè capace di provocare gioie o sentimenti positivi.
Marcel Proust nel suo romanzo “Alla ricerca del tempo perduto” riporta alla memoria i suoi dolci ricordi dell’infanzia attraverso l’odore ed il sapore di una “madleine” un dolce tipico francese, che da ragazzo soleva mangiare nei giorni di festa.
I profumi àncorano i ricordi alla nostra mente rendendoli indelebili, quindi per godere nello spirito impariamo a “perforare” l’ambiente con il nostro naso ed otterremo una cascata di buoni sentimenti!

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COS’E’ LA PROPOLI?

La propoli è una sostanza resinosa che le api raccolgono sulle gemme e sulla corteccia di alcune piante. Una volta trasportata all’interno dell’alveare la elaborano con saliva e cera per poi utilizzarla in diversi modi: come antisettico, per la disinfezione delle celle prima della deposizione della covata, per la sigillatura dell’alveare in prossimità dell’entrata, oppure per chiudere eventuali fessure presenti nell’arnia. In questo modo l’ambiente interno al nido resta chiuso quasi ermeticamente ed a temperatura costante.

Le api utilizzano la propoli anche per “mummificare”, ricoprendo con questa sostanza le carcasse degli intrusi penetrati all’interno del nido, dopo averli svuotati delle parti molli; in tal modo evitano putrefazioni dannose per la salute della famiglia.

STORIA

Gli Egizi, attenti osservatori della natura, avevano copiato la tecnica delle nostre amiche api e si servivano della propoli per la preparazione delle mummie.

Aristotele (Historia Animalium) la consigliava per la disinfezione della pelle e delle piaghe; numerosi altri come Plinio il Vecchio, Virgilio, Galeno e Avicenna la citano nelle loro opere di medicina.

Nel 1900, durante la Guerra dei Boeri, essa trovò impiego come disinfettante e cicatrizzante.

Attualmente abbiamo a disposizione molti studi scientifici sull’utilizzo curativo della propoli ed è cresciuto molto l’interesse per questa sostanza così ricca di principi attivi benefici per la salute (circa 300 di cui 150 noti).

Propoli-grezza

COMPOSIZIONE
La propoli è formata da resine per il 50%,  per il 30% da cera vegetale e d’api secreta dalle ghiandole salivari, da oli essenziali balsamici per il 10%,  dal 5% di polline e dal 5% di materie organiche o minerali e impurità che restano durante la raccolta.

I flavonoidi, Pinocembrina, Galangina, e Quercetina sono i composti chimici vegetali più importanti della propoli in quanto hanno molteplici proprietà, tra cui quelle antiossidanti, protettive della permeabilità dei capillari ematici e linfatici, antiinfiammatorie nei processi che colpiscono le mucose, rigenerative della pelle e delle articolazioni, e, tra l’altro, favoriscono l’assimilazione della vitamina C e del calcio.

Un altro componente importante è il composto fenolico Acido Caffeico con proprietà antiossidanti e antiinfiammatorie (recenti studi su tumori nei ratti ne indicano anche capacità citostatiche sulle cellule neoplastiche).

UTILIZZI

tintura-madre-propoli_MC1

La propoli viene utilizzata comunemente sotto forma di tintura, gocce, perle in gel, capsule masticabili, sciroppi, spray, aerosol, pomate, unguenti, saponi ecc.

– nella rino-faringite, bronchite, laringite, faringite e angina
– nei casi di herpes e influenza
– nelle ulcere di stomaco e intestino
– nelle bruciature e nelle ferite
– in ulcere, eczemi, acne e foruncoli
– in affezioni articolari degenerative e infiammatorie
– nelle infezioni urinarie e vaginali
La sua frazione volatile (che in natura ritroviamo nel profumo dei boschi!), con proprietà antiradicali liberi, può essere diffusa nell’ambiente domestico attraverso l’utilizzo di un particolare vaporizzatore; si ottiene così un’azione simile alla ionizzazione,  l’aria viene sanificata e si diminuiscono le affezioni delle prime vie respiratorie come mal di gola o influenza. In passato i sanatori (nella mia città l’Ospedale Pierantoni è un ex sanatorio) si trovavano proprio in ambienti boschivi ricchi di piante resinose i cui effluvi erano benefici per le vie respiratorie.
Sotto controllo medico, poi, la propoli può essere utilizzata contro le allergie ai pollini: infatti assumendo, via via, dosi sempre più alte di propoli, proprio come si farebbe con un vaccino, si otterrà una migliore risposta dell’organismo durante la stagione pollinica.

PROPOLI E DENTI

parodontite

Un recente studio sull’uomo, in via di pubblicazione, presso la 3° Università di Roma, riguarda l’utilizzo della propoli sulle parodontopatie come mezzo per evitare la chirurgia ossea sulla bocca con tutte le sue conseguenze.
La parodontosi è una malattia moderna molto frequente. Essa è dovuta ad un errato comportamento alimentare per cui, mangiando cibi troppo morbidi, non sfruttiamo più la capacità masticatoria dei denti e di conseguenza indeboliamo anche l’apparato muscolare preposto a questa attività; la naturale conseguenza di questa brutta abitudine consiste nella progressiva decementificazione dei denti dal loro alveolo.
Questo studio però ha dimostrato che, dopo essere intervenuti con una accurata pulizia (curettage) delle sacche gengivali e l’inserimento, in tali sacche, di una percentuale particolare di propoli, si ottiene, dopo poche settimane, un significativo rinsaldamento dei denti al loro alveolo. Scongiurando così la chirurgia ossea.
Questa capacità è da attribuire ai flavonoidi galangina e pinocembrina presenti nella propoli, i quali agirebbero contro la popolazione batterica presente nella placca e nel tartaro.
Vale quindi davvero la pena di agire in prevenzione: vediamo come?
Innanzi tutto mangiare alimenti che tengano in allenamento i nostri muscoli masticatori (cereali integrali, frutta e verdura cruda o poco cotta, semi oleosi) e che nello stesso tempo abbiano un effetto disgregante sulla placca presente sulla superficie dentale, per evitare così che i batteri presenti penetrino all’interno della sacca gengivale; aggiungere alla propria igiene orale, mattino e sera, dopo la pulizia con il dentifricio (poco abrasivo se possibile), un passaggio con un cotton fioc imbevuto di tintura di propoli sul bordo gengivale interno ed esterno.
Con questi semplici accorgimenti e con l’aiuto di madre natura diremo addio, inizialmente alla fastidiosa operazione annuale di rimozione del tartaro e successivamente preserveremo il nostro cavo orale anche dalla malattia parodontale.

fonti:
libri: A. Contessi – Le Api -Biologia, allevamento, prodotti);

web
http://www.mieliditalia.it/index.php/mieli-e-prodotti-delle-api/propoli;
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3623395/;
http://www.apicolturaonline.it/percels7.htm

L’ape regina ha come unica missione quella di assicurare il continuo rinnovo dei membri della sua famiglia. La vita dell’alveare dipende completamente dalla deposizione delle sue uova!

Durante la bella stagione e nel pieno della sua forma fisica una regina è in grado di deporre più di 2000 uova al giorno: più o meno un uovo al minuto! Per arrivare a queste incredibili prestazioni, l’ape regina è nutrita dalle sue ancelle e per tutta la vita con pappa reale. Lei diventa l’oggetto di continue attenzioni e cure da parte della sua corte.

L’ape regina è morfologicamente diversa dalle operaie; il suo torace è più largo, la sua lunghezza varia dai 17 ai 20 mm., mentre le operaie misurano 14-15 mm. La maggiore lunghezza è dovuta al suo addome molto sviluppato in quanto deve contenere l’apparato genitale pieno di uova. Il suo corpo presenta delle ghiandole importantissime: quelle tergali e quelle mandibolari. Esse secernono i feromoni ed altre secrezioni che costituiscono la “sostanza reale”, che attrae le “sorelle” api e le rende sue fedeli suddite.

tipologia-di-api

La regina vivrebbe 4 o 5 anni se non fosse per l’inquinamento ambientale che riduce la sua vita della metà. Quando le api desiderano una nuova sovrana allevano un uovo in una cella reale, a forma di “dito”, lasciano uscire la larva ed incominciano a nutrirla soltanto con pappa reale, secreta dalle ghiandole ipofaringee presenti sul capo delle operaie. Nell’alveare però c’è spazio per una sola regina; perciò appena nata la nuova sovrana localizza le altre celle reali ed uccide le rivali, siano esse larve o ninfe. Nel giro di qualche giorno la vergine farà il volo nuziale per essere fecondata da più maschi (i fuchi) e quando il suo addome (spermoteca) sarà pieno di uova, rientrerà nel nido dal quale non uscirà più.

Trascorso qualche giorno dalla fecondazione la regina incomincia a deporre le uova da cui nasceranno api operaie (uova fecondate) e fuchi da uova non fecondate deposte in celle più grandi. Un gruppo di api operaie segue e circonda costantemente la regina, nutrendola, pulendola e vegliando di continuo su di lei.

Tre giorni dopo la deposizione l’uovo si schiude ed incomincia lo stadio larvale, al nono giorno le larve, alimentate dalle api nutrici, sono ormai grandi e le operaie chiudono la loro cella con la cera (si dice che la opercolano) e così la larva, nei giorni successivi si trasforma in ninfa. Otto giorni dopo la nuova ape buca l’opercolo e nasce, uscendo un po “sgualcita” dalla celletta ! Nell’alveare la covata rappresenta il potenziale di uova deposte dalla regina, a qualunque stadio essa si trovi.

I maschi, più fragili e pelosi delle operaie nascono solo in primavera ed in una colonia sono poco più di un centinaio. Il loro compito principale è la fecondazione della regina, ma servono anche per tenere calda la covata con il loro corpo più grosso ed anche per deumidificare il miele ventilandolo con le loro ali. Quelli che fecondano la regina muoiono subito, in quanto il loro apparato genitale viene strappato durante l’accoppiamento.

Incapaci di bottinare, i fuchi si nutrono delle riserve di miele presenti nell’alveare e in autunno, quando il cibo incomincia ad essere meno abbondante, vengono uccisi o espulsi dall’alveare dalle api operaie e destinati a morire di stenti.

A PROPOSITO DI PAPPA REALE

pappa reale

La pappa reale è una curiosità biologica della natura, una sostanza unica al mondo nonché la più preziosa dell’alveare. Conosciuta fin dall’antichità per i suoi principi nutritivi ed anche per le numerose proprietà terapeutiche.

Si tratta di una secrezione ghiandolare che le api nutrici producono per le larve ma anche per l’ape regina, che, grazie a questo concentrato di risorse, vive fino a 5 anni!

Contiene quasi tutte le vitamine, ma anche proteine, zuccheri e sali minerali. L’apicoltore riesce a raccoglierne appena mezzo chilo a stagione, stimolando con tecniche particolari la creazione di nuove regine.

Come dimostrato in alcuni studi effettuati si può utilizzare per:

  • rinforzare il sistema immunitario e tenere sotto controllo raffreddori ed influenza che possono creare complicazioni in soggetti affetti da bronchite, asma o allergie
  • abbassare il colesterolo (10-20%)
  • riequilibrare il sistema digestivo anche in presenza di ulcere e disbiosi
  • migliorare i dolori artritici, il mal di schiena e l’osteoporosi
  • diminuire i fastidi della cistite
  • gestire in modo migliore stress e depressione
  • diminuire mal di testa e disturbi del sonno
  • nell’Alzheimer in quanto fonte naturale di acetilcolina, neurotrasmettitore presente nel corpo umano ma che scarseggia nelle persone malate di demenza
  • stimolare le prestazioni intellettuali in quanto contiene tutte le vitamine del gruppo B e gli oligoelementi come fosforo e magnesio.

Meglio se consumata fresca, è una bomba energetica preziosa per chi studia e per chi lavora.