Ti sei mai chiesto se anche nella società delle Api c’è un comportamento simile al distanziamento sociale umano?
Un recente articolo del National Geographic spiega come anche le Api abbiano sviluppato nel corso degli anni un meccanismo simile, ma basato sulla repulsione olfattiva.

Le antenne delle Api sono l’equivalente del nostro naso e uno dei loro compiti è quello di fiutare le molecole di odore dall’aria e attraverso i pori dell’antenna sono trasportate ai recettori sui nervi olfattivi.

Il loro acuto senso dell’olfatto, si comporta come un laboratorio. Analizza gli odori come segnali delle malattie che possono infettare la famiglia, molto prima che essa sia visibile.
Questo comportamento igienico ha senso da un punto di vista evolutivo. Esso aiuta a rallentare e possibilmente a fermare la diffusione delle infezioni in tutto l’alveare e ne favorisce la sopravvivenza.

In questi mesi di pandemia gli uomini di tutto il mondo non hanno potuto viaggiare. Abbiamo fatto auto-quarantena o siamo rimasti a casa.
Per rallentare la diffusione del coronavirus (COVID-19). Molte persone hanno vissuto il lock down, come una vera e propria prigionia forzata. In realtà, nelle creature del mondo animale, questa strategia è normale e naturale. Serve per isolare dalla comunità una malattia ed impedire così che si rafforzi.

In questo articolo mi riferisco alle Api, ma ci sono anche altri animali che praticano in modi diversi il distanziamento sociale. Per esempio gli scimpanzé, le aragoste spinose caraibiche e i girini delle rane americane, per citarne solo alcuni.

Una delle malattie contro cui le Api praticano questo comportamento igienico è la peste americana. Si tratta di una malattia che si infiltra negli alveari arrivando a liquefare le larve quando sono ancora all’interno delle cellette; in pratica si sciolgono producendo un odore acre e molto sgradevole. Questa condizione è molto devastante per la famiglia.

Le api più anziane, attraverso il loro olfatto selettivo sono in grado di rilevare l’odore chimico emanato dalle larve infette. Le larve e le api malate sono immediatamente espulse dall’alveare, non appena ne viene identificato l’odore. A volte capita che i batteri si infiltrino nell’alveare durante l’inverno e non vengano scoperti fino alla primavera. In questo caso sarà messa a rischio la sopravvivenza della colonia.

Alison McAfee, ricercatrice presso il dipartimento di entomologia e patologia vegetale della North Carolina State University è un’esperta in questo settore. La McAfee ha studiato che quando il profumo dell’acido oleico, un feromone emesso dalla covata morta, viene rilasciato in combinazione con il β-ocimene, che è un feromone che di solito utilizzano le larve per chiedere cibo, si avvia un comportamento igienico nelle api mellifere (Apis mellifera L). Le operaie vanno nei pressi dei cadaveri e li trasportano fuori dall’alveare. Similmente accade anche nelle formiche e termiti, mentre tra gli scarafaggi e grilli si ha soltanto un comportamento di evitamento. Interessanti a questo proposito anche i lavori svolti da Spivak e Rueppell.

Per apicoltori e ricercatori, questo comportamento igienico è una caratteristica ambita perché aiuta a mantenere l’igiene, la salute e la sicurezza delle colonie di Api.

Gli esseri umani si auto-mettono in quarantena e restano a casa o si allontanano l’uno dall’altro. Le Api e gli altri animali non hanno questo lusso e devono prendere misure più drastiche. Tagliano la malattia sul nascere nel momento in cui un profumo rivela la sua presenza espellendo i membri malati. Tutto questo serve per la sopravvivenza e il benessere dell’alveare e di tutte le Api sane.

I momenti di solitudine possono aiutarci a riflettere sulla nostra vita. Su ciò che è veramente importante … godiamoci il nostro giardino o balcone oppure anche una semplice pianta verde o fiorita. Osserviamo con gratitudine qualunque bellezza si riveli ora ai nostri occhi con compassione per tutti coloro che stanno lottando contro la malattia.

Siamo quasi al solstizio d’estate e con esso si giunge all’apice dell’espansione delle fioriture e delle colonie delle Api. I nidi di covata sono pieni, sono nate nuove generazioni di nutrici e le bottinatrici riempiono di miele i melari.

La fioritura delle more è ampia e le Api raccolgono polline grigio, ricco nettare.

Giugno è il mese in cui faccio una pausa ed emetto un piccolo sospiro di sollievo. Gli sciami sono nati tutti, le regine si sono fecondate durante i loro voli di accoppiamento e le giovani colonie hanno superato il flusso di nettare estivo. Tra circa un mese incominciano le preoccupazioni per la fine dell’estate: siccità, incendi, furti e varroa.

Questo è il periodo dell’anno in cui torno a guardare meglio dentro gli alveari (in realtà ci torno molto prima se un alveare è forte).
Mi piace lasciare gli alveari a se stessi, monitorando solo i melari.

Nel tardo pomeriggio, grandi nuvole di giovani Api fanno il loro volo di orientamento di fronte all’ingresso dell’alveare. Al mattino, le Api si alzano prima che la luce del sole colpisca gli alveari.
Esse seguono una sorta di ordine naturale che porta pace tra le discordie nel mondo di oggi.

Mi piace a questo punto condividere una tradizione, con radici molto antiche, è la pratica di Raccontare alle Api.

Raccontare alle Api deriva dalla convinzione che esse siano esseri altamente intelligenti ed emotivi. Gli alveari erano considerati un membro esteso della famiglia. Le Api erano anche associate al divino. In varie culture risalenti all’antico Egitto, le Api sono viste come esseri divini collegati agli dei. Più specificatamente sono stati percepiti come messaggeri degli dei: che uniscono il mondo fisico con l’Aldilà. Questa convinzione sopravvisse anche nell’era cristiana, dove le Api furono viste come i piccoli messaggeri di Dio (Santa Rita fu circondata di Api ancora quando era nella culla).

Per questo loro status divino e perché produttrici di miele, in luoghi come la Gran Bretagna, l’Irlanda e la Germania (ma in realtà in tutta l’Europa), la gente avrebbe tenuto al corrente le Api di tutti i grandi eventi. Morti, nascite e matrimoni venivano tutti annunciati o sussurrati a ciascun alveare in un apiario. Si credeva che se non si informassero le Api di una morte avvenuta nella famiglia, esse avrebbero potuto smettere di produrre miele o addirittura fuggire.

Sono di tanti tipi i racconti che si facevano alle Api e, per ottenere buona sorte, felicità e prosperità era usanza comunicare anche un matrimonio oppure la nascita di un bambino, ad ogni singolo alveare.

Questa usanza va oltre gli avvenimenti della famiglia in cui vi sono gli alveari. Si estende anche ai principali eventi e disordini sociali. Le Api devono essere tenute al passo con quanto accade nella comunità umana.
Ho trovato quest’ultima tradizione particolarmente significativa soprattutto in questi ultimi mesi.

E mai come in questo periodo mi sono sentita molto propensa a dire alle Api quello che sta accadendo oggi nel nostro mondo. Ho detto loro della pandemia. Ho parlato loro della crisi economica, degli animali maltrattati, dei bambini che muoiono di fame…insomma le ho rese partecipi di tutto quello che mi circonda.

Parlo con loro anche delle mie emozioni ed in questo caso utilizzo una musica speciale alla frequenza di 432 hertz per connettermi con il cuore. La musica è un linguaggio universale che permette di comprendersi anche se apparteniamo a specie diverse.
Loro mi stanno raccontando dei cambiamenti climatici, e quindi non glielo dico, ma ne discutiamo. Trovo uno strano conforto nel confidarmi con le Api.

Le immagino che mi ascoltano in un modo che va oltre le parole e tocca nel profondo l’anima e il cuore. Mi aiuta a ricordare quanto siamo interconnessi e interdipendenti. Ciò che l’Ape fa ci influenza. Ciò che facciamo noi influenza l’Ape. Dico loro quello che so e, a loro volta loro si confidano con me. Io le osservo a lungo ed è così che comunichiamo. Perché spesso il guardare è solo superficiale o tecnico, invece ho scoperto che nell’atto del guardare consapevole è racchiuso l’atto del vedersi.

Se non hai Api con cui parlare, prova con gli alberi.
Credo che anche loro siano degli ottimi ascoltatori, sempre.

Buon solstizio e bei sogni di notte di mezza estate.

Con amore,

Elena

Che cos’è l’immunità? Essa si forma nel corso dei primi anni di vita e rappresenta l’insieme dei meccanismi che permettono all’organismo di difendersi da tutte le aggressioni esterne. Il nostro organismo è una macchina complessa dotato di un vero e proprio sistema di autodifesa dai virus e dagli altri microbi che provengono dall’esterno. La parte del nostro corpo che dirige questa autodifesa si chiama sistema immunitario, è lui che ci protegge dalle malattie, guarisce le nostre ferite, lotta contro le infezioni e preserva la nostra energia. L’immunità è influenzata da vari fattori sia in positivo, che in negativo; dipende da fattori genetici, ambientali, di comportamento, e può anche essere legata all’assunzione di determinati farmaci. Nei periodi di maggiore fragilità o in prevenzione è necessario rinforzare il nostro sistema immunitario al fine di aiutare l’organismo a combattere le problematiche future.


Il sistema immunitario nei bambini.


A partire dalla nascita il fisico dei nostri bambini deve confrontarsi con numerosi virus e batteri. Per proteggersi il bambino dispone di un sistema di difesa presente a livello sanguigno. L’immunità si costituisce nel corso dei primi anni di vita ad un ritmo più o meno rapido e dipende dalle predisposizioni genetiche ereditate dai genitori, dallo stile di vita e dall’alimentazione.
In generale un bambino con una sana alimentazione, che riposa regolarmente, che fa vita all’aperto, godendo di qualche ora di sole al giorno, ha, più degli altri, la forza per combattere le aggressioni esterne.
Ecco dunque qualche consiglio per stimolare le difese immunitarie dei vostri bambini durante questo periodo di rientro scolastico e di cambio di stagione utilizzando i prodotti dell’alveare.
I prodotti apicoli ( pappa reale, polline, propoli, miele, eccetera) si rivelano di incredibile aiuto per la vitalità dei bambini.
Il loro ventaglio di qualità, non trascurabili, li rende degli alleati ottimi sia per ritrovare energia e forza (mentale e fisica) durante i cambiamenti di stagione, sia per lottare contro le affezioni virali stagionali. Tutto ciò senza particolari effetti collaterali e senza rischio di danneggiare il corpo dei bambini.
Ecco dunque qualche tesoro dell’alveare perfetto per rinforzare le difese naturali e per aiutare il buon funzionamento generale dell’organismo dei nostri bambini.


Pappa reale pura biologica


La pappa reale è il prodotto della secrezione delle api operaie. Questa sostanza è bianca dai riflessi madreperlacei, può essere di colore giallo pallido e diventa più scura a contatto con l’aria. Il suo sapore acido e zuccherino è molto caratteristico. Si tratta di una gelatina molto nutritiva. Le larve delle api ne sono nutrite all’inizio della loro vita per potersi sviluppare, mentre l’ape regina, soltanto lei potrà consumarla per tutta la vita; da qui il nome di pappa reale. La pappa reale agisce come un tonico generale dell’organismo particolarmente indicato per stimolare le difese immunitarie.
E’ utile per colmare le carenze nutrizionali dell’organismo, regola i problemi del metabolismo e rivitalizza le funzioni fisiologiche.
Il consumo di pappa reale aiuta a combattere l’emicrania e se associato a delle tecniche antistress può farla scomparire del tutto.
Riconosciuta per le sue proprietà tonificanti e rivitalizzanti la pappa reale è un prodotto naturale spesso raccomandato in caso di stress quotidiano e di depressione. Per i bambini è un buon ricostituente e uno stimolatore delle funzioni fisiche e intellettuali. Aumenta la resistenza alla fatica e, dopo la convalescenza aiuta la ripresa delle forze. La pappa reale è un eccellente stimolatore intellettuale grazie al suo apporto in vitamine del gruppo B, in oligoelementi (fosforo, magnesio) e in aminoacidi. La pappa reale è utile in caso di insonnia ed è importante per i bambini per assicurare il recupero e lo sviluppo cerebrale grazie a dei componenti come la niacina (vitamina B3) e la piridossina (vitamina B6). Infine la pappa reale può essere utilizzata ugualmente per aumentare la memoria. Per questo motivo essa è consumata dagli studenti e può rimpiazzare certi prodotti farmaceutici.


Come utilizzare la pappa reale nei bambini.


La pappa reale è ideale per i bambini di più di 2 anni la cura raccomandata per averne un buon beneficio è di 6 settimane. Allo stato puro o mescolata a del miele al 2%, il dosaggio per un bambino è di 0,5 grammi di pappa reale una volta al giorno preferibilmente al mattino 20-30 minuti prima della colazione lasciandola sciogliere sotto la lingua.


Il polline fresco


Raccolto dalle api sugli stami dei fiori, il polline è un concentrato di proteine aminoacidi minerali e vitamine. Tonifica, stimola e riequilibra: è un vero alleato per ritrovare la vitalità e la forma fisica. Favorisce la regolarità intestinale, combatte la stanchezza e rinforza le difese naturali dell’organismo. La principale caratteristica del polline è la sua ricchezza in proteine, ma esso contiene ugualmente numerosi altri elementi (fitonutrienti) che, combinati fra loro, gli conferiscono delle grandi virtù terapeutiche. Per renderlo maggiormente biodisponibile ed approfittare, così, di tutte le sue virtù è necessario masticarlo bene.
Il polline per le sue innumerevoli proprietà e per la ricchezza di principi nutritivi è considerato un super alimento.
Elenchiamo dunque le sue proprietà valide sia per gli adulti che per i bambini:

  • Proprietà stimolanti: stimola la crescita dei bambini e permette di lottare contro la fatica fisica;
  • Rinforza le difese immunitarie: il polline tende ad aiutare il nostro organismo a sviluppare gli anticorpi contro le aggressioni esterne in quanto ricco in magnesio, ferro, cobalto e rame
  • Proprietà antibiotiche
  • Proprietà digestive
  • Proprietà antiossidanti
bambini sist immunitario

Come utilizzare il polline nei bambini.


Il polline non presenta effetti secondari, né effetti di accumulo e può essere dunque  assunto per più mesi di seguito senza pericolo. L’ideale è fare una ciclo di 7 settimane, nei cambi di stagione, ossia in primavera e in autunno, periodo in cui l’organismo è sottoposto a vari cambiamenti: passaggio dall’ora estiva, all’ora invernale e viceversa; comparsa delle patologie invernali o delle allergie primaverili….
Generalmente si consigliano due cicli annuali della lunghezza di due tre mesi. Si consuma a cucchiaini, secco, o diluito in un succo di frutta, nell’acqua, o nel tè preferibilmente al mattino. Possiamo dolcificarlo con il miele.
Una grande sinergia esiste fra polline e frutta. Se fate un’insalata di frutta al mattino ed unite insieme anche il polline, constaterete effetti più rapidi e forti, così come quando è consumato in composte o succhi di frutta.
È preferibile non consumarlo da solo.
Secondo l’età dei vostri bambini la dose di polline varierà come segue:

  • Fino a 8 grammi al giorno dai 3 ai 5 anni (un cucchiaino da caffè colmo)
  • Fino a 12 grammi dai 6 ai 12 anni (un cucchiaino da dessert colmo)
  • Fino a 15 grammi dai 12 ai 16 anni (un cucchiaio da minestra raso)

Ecco dunque che le nostre amiche api difenderanno anche i nostri bambini e li trasformeranno in veri super eroi contro i malanni stagionali.

Fonte http://www.abeille-heureuse.fr

Arnia primavera

È proprio così, anche le api hanno il concetto di casa ed è tutta una questione olfattiva!
Capita anche a noi quando ci rechiamo a casa di amici o parenti di essere accolti da un odore nuovo: ogni casa ha un suo odore , non solo anche chi la abita ha il suo odore.
È noto come, nella società delle api, gli intrusi non siano sempre ben accetti e rischino davvero la vita nel caso vogliano entrare per forza nell’alveare. Le api guardiane sono molto severe nel giudicare chi ammettere e chi aggredire come invasore.
Questa selezione avviene, sia verso soggetti di specie diversa, sia verso api provenienti da altre colonie; tutto questo serve a prolungare la sopravvivenza della famiglia.
La discriminante utilizzata dalle guardiane è l’odore cuticolare che ogni ape ha sul suo corpo e che deriva geneticamente dalla sua famiglia di origine. In pratica tutte le api con lo stesso padre e la stessa madre hanno lo stesso odore della pelle. All’interno dell’alveare, però, le api hanno tutte la stessa madre, ma parecchi padri diversi e questo potrebbe causare problemi di riconoscimento. La natura ha ovviato a questo inconveniente: nell’arnia, dove le api vivono in promiscuità, questi odori vengono passati da un corpo all’altro, per contatto reciproco e la mescolanza, lo sporcarsi con gli odori delle altre sorelle della colonia, fa sì che l’alveare prenda il suo odore caratteristico “l’odore di casa” del quale tutti gli individui che ne fanno parte sono impregnati e riconoscono come proprio.
Un altro fattore che contribuisce a creare “l’odore di casa” è la cera dei favi sulla quale si sono trattenuti gli odori cuticolari, che poi vengono rilasciati di nuovo sul corpo delle api che vi si depositano. Questi marcatori restano sulla cera e permettono alle guardiane di distinguere se, le api che arrivano, sono api di casa oppure no, e di conseguenza farle entrare o respingerle.
Alcuni studi hanno poi dimostrato che anche il nettare dei fiori, per il suo contenuto in olii essenziali, contribuisce a creare “l’odore di casa”.
La vita delle guardiane quindi si complica sempre più: chi porta qualcosa è sempre ben accetto, mentre chi arriva a zampe vuote dovrà subire un pignolo controllo. La severità nel giudizio varia poi in base alla stagione ed alla quantità di feromone reale, che la guardiana riceve. Una guardiana che riceve molto feromone reale sarà molto selettiva, mentre una che ne riceve poco sarà più permissiva. Ecco perché quando in un alveare la regina è anziana, scadente, o secerne poco feromone, o, addirittura, se la famiglia è orfana, siamo più facilmente nella possibilità che si scateni un saccheggio.
Del resto l’apicoltore più avveduto, quando apre l’arnia, annusa anche l’alveare e ci sono davvero differenze abissali tra una colonna e l’altra.
In senso metaforico, quindi, dalle api impariamo che, per ritrovare la strada di casa, perché sia veramente un ritorno a casa nella casa-anima dobbiamo seguire e affidarci agli “odori di casa”, che sono sviluppati nella nostra pelle e che sono parte del nostro derma-anima e il ritorno a casa sarà così davvero un dolce rientro.

Fonte: Le Api – Alberto Contessi

I prodotti dell’alveare aiutano a migliorare il benessere dei nostri 5 sensi

Incominciamo un viaggio sulle ali delle nostre amiche api partendo dal senso più antico e più “animalesco” : l’olfatto ed esploriamo quali prodotti possono aiutarci a mantenerlo in salute.

Viviamo in una società dove con l’avvento del “virtuale, dell’astratto” si sono persi sempre di più i contatti diretti tra individui e questo ha portato ad una graduale svalutazione dell’olfatto e degli odori “naturali” considerati troppo istintivi e legati ad una imbarazzante fisicità. A chi non è mai capitato di rievocare fantasie ed emozioni del passato semplicemente attraverso una “zaffata” di profumo; durante le mie passeggiate nella natura, con i 5 sensi sempre attivi, e da quando ho le api, ho avuto la conferma che la vita profuma di buoni sentimenti e che tutti noi abbiamo la possibilità di usare il senso dell’olfatto ovunque.

L’esistenza è profumata, impariamo a vivere il mondo anche con il naso e allora sentiremo l’odore della natura, del sole, dell’atmosfera, delle persone che ci circondano e di tutto quello che è parte del nostro mondo.

Recentemente alcuni studi hanno approfondito questo argomento ed hanno dimostrato che il potere evocativo degli odori, essendo viscerale ed antico, ha giocato e gioca un ruolo fondamentale nella storia della cultura umana.

sistema limbico

Come ci confermano gli studi della Drssa Pamela Dalton, ricercatrice presso il Monell Chemical Senses Center di Philadelphia, le molecole di profumo entrano nel naso e prendono contatto con i nostri recettori olfattivi, che si trovano in alto nella cavità nasale, dietro il ponte del naso.

Le molecole di profumo si legano a questi recettori olfattivi in un modo specifico. Una volta che l’informazione è formata, attiva un segnale nel cervello, dove viene elaborata in primis dalla corteccia olfattiva primaria.

Gli odori richiamano i ricordi e le impressioni, per una ragione meramente fisica: amigdala e ipotalamo, centri regolatori delle emozioni, sono collegati direttamente al nervo olfattivo, unico nervo cranico che comunica con il mondo esterno attraverso il naso. Alcune ricerche hanno anche dimostrato che, già al quinto mese nel grembo materno, un bimbo è in grado di percepire gli odori che ne influenzano anche lo sviluppo fisiologico e psicologico.

L’odore gioca un ruolo fondamentale anche nei rapporti interpersonali, lo dimostrano le ricerche della Drssa E. Cornwell – School of Psychology della Università di St. Andrews, secondo la quale l’odore che percepiamo di una persona è importante tanto quanto quello che vediamo utilizzando la vista; inoltre esiste un ormone che ci fa decidere se un partner fa per noi oppure no. Nella ricerca si è scoperto che l’odore del corpo nelle relazioni di lunga durata vale quanto l’aspetto fisico, mentre con la vista si scelgono solo partner per brevi flirt.

Gli odori in questione non sono però quelli artificiali (deodoranti e acque di colonia), bensì l’odore della pelle, del sudore e tutti gli odori naturali ricchi di sostanze chiamate feromoni. Queste sostanze, costituite da molecole steroidee come gli ormoni maschili e femminili sono “attrattive” fondamentali nelle scelte sessuali degli animali, ma da questa ricerca pare che lo siano altrettanto per noi umani. Differenze di età e sesso influenzano la capacità di percezione degli odori e di conseguenza condizionano i comportamenti; sembra che le donne abbiano “più naso” degli uomini.

Dal lato negativo la perdita dell’olfatto si può associare, come ci indica la Metamedicina di Claudia Rainville, alla volontà di negarsi i piaceri della vita, magari dopo una separazione di cui sentiamo la responsabilità per la sofferenza dei nostri cari.

Ritornando alle nostre amiche api anche nel loro ambiente i feromoni emanati dall’ape regina, per esempio, sono quelli che tengono unita la famiglia nell’alveare e le permettono di lavorare in armonia per la sopravvivenza della stessa.

psicoaromaterapia

Con la diffusione delle medicine complementari si è tanto parlato anche di Aromaterapia, che consiste nella somministrazione, per via aerea, di sostanze terapeutiche; un potenziale sviluppo è quello dell’ApiAromaterapia con l’aria dell’alveare.

Propoli, miele e cera, contengono infatti oli essenziali, composti terpenici, resine ed altre sostanze volatili alle quali associamo il tipico “odore di alveare”, che può svolgere una benefica azione su tutto il nostro apparato respiratorio. Queste molecole volatili sono molto piccole, ed una volta respirate, entrano direttamente nel torrente sanguigno e nella circolazione linfatica senza subire ulteriori modificazioni, non affaticando, quindi, in altri processi, il nostro organismo.

ricordi olfattivi

Il benessere apportato con questi componenti è fisico, ma anche emozionale per tutte le ragioni di cui abbiamo parlato prima: gli odori arrivano direttamente al sistema limbico e stimolano il sistema nervoso influenzando così umore e funzioni fisiologiche.

Dalla cera d’api vecchia di 5 anni, impregnata dell’odore dell’alveare si estrae, con alcool a 96°, l’olio essenziale di miele, detto Assoluto di cera d’api. Con questa fragranza possiamo trattare le persone iperattive che devono imparare a focalizzare la loro attenzione e non disperdere energia.

L’odore dolce del miele inoltre svolge un’azione calmante, confortante e protettiva. Si può utilizzare per bagni aromatici, in olio da massaggio, come profumo personale oppure nei comuni diffusori per ambienti.

apiario integrato

Con l’APIAROMATERAPIA, attraverso l’inalazione dell’aria dell’alveare, sostando comodamente ed in tutta sicurezza in apposite casette in legno provviste di finestrelle che si affacciano sugli alveari, possiamo trattare i più comuni disturbi dell’apparato respiratorio, come le infezioni delle prime vie aeree ed anche i polmoni possono beneficiare dei trattamenti.

L’aria dell’alveare può essere balsamica, fluidificante, anticatarrale, antispasmolitica, antibatterica (soprattutto la vaporizzazione della propoli con un apposito apparecchio), decongestionante e possiamo utilizzarla anche nell’asma. Vaporizzando nell’aria la propoli otterremo nell’ambiente un effetto ionizzante con conseguente riduzione dei radicali liberi

Noi uomini contemporanei viviamo in un mondo privo di slancio , possediamo cose ma non viviamo emozioni che sono il sale della vita. Il sensismo premia l’olfatto vedendolo come il principale ingrediente delle felicità, poichè capace di provocare gioie o sentimenti positivi.
Marcel Proust nel suo romanzo “Alla ricerca del tempo perduto” riporta alla memoria i suoi dolci ricordi dell’infanzia attraverso l’odore ed il sapore di una “madleine” un dolce tipico francese, che da ragazzo soleva mangiare nei giorni di festa.
I profumi àncorano i ricordi alla nostra mente rendendoli indelebili, quindi per godere nello spirito impariamo a “perforare” l’ambiente con il nostro naso ed otterremo una cascata di buoni sentimenti!

VUOI APPROFONDIRE? SCARICA L’ARTICOLO PUBBLICATO SULLA RIVISTA NAZIONALE APICOLTURA “API E OLFATTO”