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Siamo quasi al solstizio d’estate e con esso si giunge all’apice dell’espansione delle fioriture e delle colonie delle Api. I nidi di covata sono pieni, sono nate nuove generazioni di nutrici e le bottinatrici riempiono di miele i melari.

La fioritura delle more è ampia e le Api raccolgono polline grigio, ricco nettare.

Giugno è il mese in cui faccio una pausa ed emetto un piccolo sospiro di sollievo. Gli sciami sono nati tutti, le regine si sono fecondate durante i loro voli di accoppiamento e le giovani colonie hanno superato il flusso di nettare estivo. Tra circa un mese incominciano le preoccupazioni per la fine dell’estate: siccità, incendi, furti e varroa.

Questo è il periodo dell’anno in cui torno a guardare meglio dentro gli alveari (in realtà ci torno molto prima se un alveare è forte).
Mi piace lasciare gli alveari a se stessi, monitorando solo i melari.

Nel tardo pomeriggio, grandi nuvole di giovani Api fanno il loro volo di orientamento di fronte all’ingresso dell’alveare. Al mattino, le Api si alzano prima che la luce del sole colpisca gli alveari.
Esse seguono una sorta di ordine naturale che porta pace tra le discordie nel mondo di oggi.

Mi piace a questo punto condividere una tradizione, con radici molto antiche, è la pratica di Raccontare alle Api.

Raccontare alle Api deriva dalla convinzione che esse siano esseri altamente intelligenti ed emotivi. Gli alveari erano considerati un membro esteso della famiglia. Le Api erano anche associate al divino. In varie culture risalenti all’antico Egitto, le Api sono viste come esseri divini collegati agli dei. Più specificatamente sono stati percepiti come messaggeri degli dei: che uniscono il mondo fisico con l’Aldilà. Questa convinzione sopravvisse anche nell’era cristiana, dove le Api furono viste come i piccoli messaggeri di Dio (Santa Rita fu circondata di Api ancora quando era nella culla).

Per questo loro status divino e perché produttrici di miele, in luoghi come la Gran Bretagna, l’Irlanda e la Germania (ma in realtà in tutta l’Europa), la gente avrebbe tenuto al corrente le Api di tutti i grandi eventi. Morti, nascite e matrimoni venivano tutti annunciati o sussurrati a ciascun alveare in un apiario. Si credeva che se non si informassero le Api di una morte avvenuta nella famiglia, esse avrebbero potuto smettere di produrre miele o addirittura fuggire.

Sono di tanti tipi i racconti che si facevano alle Api e, per ottenere buona sorte, felicità e prosperità era usanza comunicare anche un matrimonio oppure la nascita di un bambino, ad ogni singolo alveare.

Questa usanza va oltre gli avvenimenti della famiglia in cui vi sono gli alveari. Si estende anche ai principali eventi e disordini sociali. Le Api devono essere tenute al passo con quanto accade nella comunità umana.
Ho trovato quest’ultima tradizione particolarmente significativa soprattutto in questi ultimi mesi.

E mai come in questo periodo mi sono sentita molto propensa a dire alle Api quello che sta accadendo oggi nel nostro mondo. Ho detto loro della pandemia. Ho parlato loro della crisi economica, degli animali maltrattati, dei bambini che muoiono di fame…insomma le ho rese partecipi di tutto quello che mi circonda.

Parlo con loro anche delle mie emozioni ed in questo caso utilizzo una musica speciale alla frequenza di 432 hertz per connettermi con il cuore. La musica è un linguaggio universale che permette di comprendersi anche se apparteniamo a specie diverse.
Loro mi stanno raccontando dei cambiamenti climatici, e quindi non glielo dico, ma ne discutiamo. Trovo uno strano conforto nel confidarmi con le Api.

Le immagino che mi ascoltano in un modo che va oltre le parole e tocca nel profondo l’anima e il cuore. Mi aiuta a ricordare quanto siamo interconnessi e interdipendenti. Ciò che l’Ape fa ci influenza. Ciò che facciamo noi influenza l’Ape. Dico loro quello che so e, a loro volta loro si confidano con me. Io le osservo a lungo ed è così che comunichiamo. Perché spesso il guardare è solo superficiale o tecnico, invece ho scoperto che nell’atto del guardare consapevole è racchiuso l’atto del vedersi.

Se non hai Api con cui parlare, prova con gli alberi.
Credo che anche loro siano degli ottimi ascoltatori, sempre.

Buon solstizio e bei sogni di notte di mezza estate.

Con amore,

Elena

Esperienza effettuata presso l’ospedale di Lomé

ATTIPOU K.*, ANOUKOUM T. * *, AYITE A. *, MISSOHOU K. *, JAMES K. *

ferita1

ABSTRACT
Uno studio prospettico è stato effettuato da gennaio 1992 a dicembre 1993 con l’obiettivo di testare l’efficacia del miele su piaghe di diversa natura.
Il gruppo era formato da 79 malati, di cui 46 uomini, 33 donne di età media dai 22,3 anni ai 69 anni.
Gli autori presentano i risultati preliminari di questo studio.

INTRODUZIONE
Il miele è stato utilizzato per il trattamento delle piaghe fin dall’antichità ed è ancora attualmente diffuso nei paesi africani e indo-pakistani, dove le piaghe infette costituiscono un problema prioritario per la salute delle popolazioni che abitano le zone rurali.
La svalutazione del denaro, il ridotto potere di acquisto hanno costretto a ricorrere a questo metodo di trattamento, semplicemente per diminuire le spese, molto onerose, delle cure tradizionali per le piaghe. Riportiamo in questo lavoro i risultati preliminari del nostro studio.

MATERIALI E METODI

Pazienti: Vedi tabella 1

TABELLA I: SESSO ED ETA’ DEI PAZIENTI.

1-10 ANNIM – F11-20 ANNIM – F21–30 ANNIM – F31-40 ANNIM – F41-50 ANNIM – F51-60 ANNIM-F61-70 ANNIM – F
11 – 612 – 37 – 43 – 63 – 94 – 46 – 1
17151191287

M=maschi F=femmine

La natura delle piaghe era di diverso tipo vedi tabella 2; la superficie media delle piaghe trattate è stata di 61 cm2.
L’aspetto delle piaghe trattate è stato molto variabile dalle piaghe più difficili, alle lesioni più o meno pulite.

TABELLA 2: NATURA DELLE PIAGHE TRATTATE.

Natura delle piagheNumero di casi%
Fascite necrotizzanteCancrena delle articolazioniUstioniUlcera tropicale alle gambeUlcera diabetica alle gambeUlcera malleolare drepanociticaPiaga traumatica delle bracciaPiaga infettata in ospedalePostumi da decubito1096961191524,0511,397,611,397,613,9111,39
Totale79100%

*Dipartimento di chirurgia viscerale e generale CHU-Tokoin – Togo
**Dipartimento di urologia B – CHU Lomé-Tokoin – Togo

TABELLA 3: FATTORI DI RISCHIO.

DIFETTINUMERO DI CASI%
DiabeteObesitàDenutrizioneInfezione HIV9611911,397,5913,3911,39
Totale3543,30

Nella tabella qui sopra sono riepilogati i fattori di rischio che contribuiscono allo sviluppo delle piaghe.

METODI

Il miele è stato versato, in maniera omogenea, sulle piaghe, precedentemente pulite con soluzione fisiologica. Alcune compresse di garza imbevute nel miele sono state inserite negli anfratti della piaga. Poi sono state ricoperte da compresse di garza sterili ed asciutte. La medicazione è stata eseguita ogni giorno. Sul piano batteriologico sono stati fatti dei prelievi all’inizio del trattamento con dei tamponi, uno destinato alla ricerca e l’altro per l’analisi diretta.

RISULTATI

1° Sul piano clinico
L’evoluzione delle piaghe è stata seguita dalla loro misurazione tutte le settimane. Da questa osservazione si è evinto che la cicatrizzazione è avvenuta in circa 5-7 settimane dopo l’inizio del trattamento. In effetti il tempo di cicatrizzazione varia a seconda della natura, dello stato, della localizzazione e della superficie della piaga. Ebbene le bruciature cicatrizzano più rapidamente che le altre piaghe 14 e 30 giorni rispettivamente. Le piaghe infette si sono cicatrizzate in circa 46 giorni. Le piaghe atone, le ulcere cutanee (fagedeniche, diabetiche e da anemia falciforme) degli arti inferiori cicatrizzano più lentamente che le piaghe non infette 37 e 14 giorni rispettivamente.

2° Sul piano batteriologico
I prelievi batteriologici sono stati realizzati all’inizio del trattamento e ogni 15 giorni. I germi e batteri isolati sono stati spesso l’Escherichiacoli, lo pseudomonas aeruginosa, lo stafilococco aureo e il citrobacter. I prelievi positivi diminuiscono durante il corso del trattamento con il miele vedi tabella 4.

TABELLA 4: BATTERI ISOLATI DURANTE IL TRATTAMENTO.

Battere isolatoInizio del trattamentoDopo 15 giorni di trattamentoDopo 30 giorni di trattamentoDopo 45 giorni di trattamento
Escherichia coliPseudomonas aeruginosaStaphylococcus aureusStaphylococcus albicansCitrobacterStreptococcus beta emolitico gruppo AStreptococcus fecaliProteus mirabilisEnterobacter2421196655421196113121623000010001000000
Totale9235121

DISCUSSIONE

Le virtù cicatrizzanti del miele sono dovute alle sue proprietà fisiche, chimiche ed enzimatiche.
Il miele per la sua saturazione in saccarosio ha una pressione osmotica troppo bassa e per questo inibisce la crescita batterica. Questa azione dimostrata da HERSAG e MONTENEGRO (3) è alla base del trattamento delle piaghe con il miele. Questa pressione provoca un riassorbimento dell’edema perilesionale e richiama localmente i macrofagi che favoriscono la pulizia delle piaghe.

Un aumento secondario dei fibroblasti, produttori del collagene, favorisce una cicatrice di buona qualità. Oltre a questa attività fisica, il miele contiene un principio attivo battericida, l’inibina, identificata da WHITE nel 1962 (7) con la medesima funzione dell’acqua ossigenata prodotta sotto l’azione della glucosio ossidasi secreta dalle api durante la fabbricazione del miele. Una seconda sostanza è stata identificata da LAVIE (4) e potrebbe essere estratta dal miele tramite estrazione alcoolica a freddo. Queste virtù cicatrizzanti del miele trovano ampia indicazione nei trattamenti delle piaghe. KRUNITZ e ZAISS citati da VIAU (6) trattano le piaghe con il miele e con successo senza avere disinfettato precedentemente il tessuto malato.
EFEM a Calabar (2) ha trattato 59 piaghe di tutti i tipi e ha ottenuto dei risultati soddisfacenti, Salvo in quattro casi in cui la piaga si trovava sul corpo di una persona malata terminale di cancro.

BAZIRA in Burundi (1) ha trattato più di 100 piaghe con il miele, anche quelle resistenti ai trattamenti topici locali abituali. Egli ha constatato che questa apiterapia ha permesso una guarigione precoce sul tessuto precedentemente disinfettato e pulito.

SUBRAHMANYAM (5) ha utilizzato il miele nel trattamento di 52 bruciature e ha constatato che il tessuto si è ricostituito dopo circa 1 settimana di trattamento; in media la cicatrizzazione è avvenuta in 10-15 giorni.

CONCLUSIONI

Il nostro studio che prosegue attualmente nell’ospedale conferma il risultato di questi autori. Il miele aiuta la cicatrizzazione delle piaghe e la cura ha un prezzo moderato; il trattamento può essere inserito come cura nella nostra clinica ospedaliera per minimizzare le spese indotte dai trattamenti classici delle piaghe.

BIBLIOGRAFIA
1-BAZIRA L., NDAYSABA J., ILOBONIMANA E.
Traitement des plaies par le miel 40 observations.
Press. Med. 1992, 21, 1516-1518.
2-EIFEL S.E.E.
Clinical Observations on the wound healing properties of honey
Br. J. Surg. 1988., 75: 679-681
3-HERSAG L., MONTENEGRO J.
Traitement des plaies suppurées par application de Saccharose.
Nouv. Press. Med. 1982, 11:940.
4-LAVIE P.
Sur l’identification des substances anti-bactériennes présentes dans le miel.
C.R. Acad Sc. Fr., 1963, 256:1858-1960
5- SUBRAHMANYAM M. Tropical application of honey in treatment of burns.
Br. J. Surg. 1991, 78: 497-498.
6-VIAU F. Traitement des plaies, escarres et ulcères de jambe par le sucre cristallisé.
Sem. Hop., Paris, 1986,62: 2431-2435
7-WHITE J W., SUBERS M. H., SHEPARTZ A.I. The identification of inhibine.
Am. Bee Journ, 1962, 102: 430-431.

Il miele è una piccola dolcezza che delizia grandi e piccini. Sempre appetibile e a volte sorprendente per il suo gusto, incanta le papille. Consumato puro su dei dolci, nel latte caldo o nel te a porta la sua dolcezza, il suo tocco zuccherino ed è una piccola carezza spirituale!

Le nostre care piccole api sono sempre straordinarie! Raccolgono nettare o Melata: esse lavorano sodo per produrre la loro preziosa sostanza.
Lo studioso Bernd Heinrich ha anche valutato il loro lavoro: per produrre un litro di miele esse effettuano più di 17000 viaggi e visitano 8700000 fiori!

Legate all’equilibrio del nostro ecosistema è fondamentale battersi per farle sopravvivere!

I benefici millenari del miele – Venerato da numerose culture, il miele ha accompagnato la civiltà nei suoi rituali. Ricordiamo gli antichi greci, per i quali il miele è stato il nettare di Dio e i romani se ne sono serviti anche per le loro ricette culinarie ed anche per fabbricare unguenti e creme.

Il miele è stato utilizzato già nell’antichità per i suoi effetti antibatterici (legati alla sua acidità e ad un enzima che produce acqua ossigenata, un antisettico ben conosciuto). Esso ha anche delle proprietà antinfiammatorie e cicatrizzanti.

Ogni varietà possiede delle virtù che dipendono dai fiori sui quali il polline è stato prelevato: il miele di Timo ed Eucalipto saranno di sicuro i più adatti a pulire l’apparato otorinolaringoiatrico, il miele d’Arancio a lenirlo, il miele di Rosmarino a stimolare la digestione, eccetera.

Una composizione complessa – Il miele è composto per il 75% da zucchero o più esattamente da un insieme di zuccheri (fruttosio e glucosio) direttamente assimilabili dal sangue. Il suo potere dolcificante è di 1,5 volte superiore al saccarosio, lo zucchero bianco a cui siamo abituati quotidianamente. Al suo interno possiamo trovare inoltre acqua, polline 1%, aminoacidi dal 2 al 3%, vitamine (principalmente quelle del gruppo B), polifenoli e oligoelementi.

Con una composizione variabile a seconda delle varietà di miele, esso ha un apporto nutrizionale molto più interessante dello zucchero bianco che contiene soltanto delle calorie vuote. Comunque non bisogna abusarne in quanto il miele resta comunque un alimento molto calorico.

Di Mieli ne esistono per tutti i gusti! – Esistono varietà chiare o scure e sapori così diversi e numerosi tra un miele e l’altro!
I mieli di primavera sono, in generale, chiari come Acacia, Rosmarino, Limone e Arancio e più la raccolta è tardiva durante l’annata più il loro colore è scuro come ad esempio il miele di Castagno.

È in autunno che troviamo dei Mieli con dei bei colori ambrati legnosi sono le melate di bosco, di quercia, di abete.

ape su manuka

Il miele di manuka e i suoi effetti eccezionali – Prodotto dai fiori di un arbusto della Nuova Zelanda (Leptospermum scoparium), cugino del famoso Tea tree e ben conosciuto dal popolo Maori, il miele di Manuka occupa un posto a parte in ragione della sua forte concentrazione in metilgliossale (o MGO). Questa è una molecola antibatterica e antifungina identificata come composto attivo in questo miele dal professor Thomas dell’università di Dresda in Germania; la sua origine risiede nella presenza di un precursore (il diidrossiacetone) nel nettare del fiore del Manuka.

Questa sostanza, presente anche nel miele classico in concentrazione variabile tra  1 e 10 mg per kg, nel miele di Manuka è rappresentata molto concentrata e va da 100 a 800 mg per kg. Questa caratteristica gli conferisce una maggiore efficacia contro alcuni batteri come lo stafilococco aureo e l’ helicobacter pylori, batterio che infetta la mucosa gastrica. Da notare è che il diidrossiacetone è presente solo in alcune cultivar dell’albero coltivato originariamente in Nuova Zelanda.

E’ bene considerare che il Ministero dell’Agricoltura della Nuova Zelanda ritiene che nel 2014 ben 80% del miele commercializzato a livello mondiale come manuka è stato falsificato con l’aggiunta di mieli di altra origine o con sciroppo di mais!

I mieli quindi possono essere classificati in base al loro contenuto in MGO oppure in UMF® (che è il Unique Manuka Factor  proporzionale alla concentrazione del MGO)  e che precisa il grado di attività antibatterica:  per esempio a partire da un tenore in MGO di 250 o più oppure un UMF da 15 o più abbiamo un miele con attività antibatterica  davvero importante ed efficace.

Essendo un miele d’importazione, quello di Manuka è molto costoso. Per ottenere i medesimi risultati possiamo usare il miele di castagno e di melata/di bosco oppure il miele di corbezzolo, tutti prodotti nel nostro territorio italiano, in quanto anch’essi hanno elevati valori antibatterici, e che quindi possono essere utili per le stesse indicazioni del miele di Manuka.