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Uno studio dell’ 8 agosto 2014 randomizzato in doppio cieco su 75 pazienti affetti da tumore ed in cura con chemioterapici, condotto dai ricercatori Mohammad Ali Raeessi, Neda Raeessi 1, Yunes Panahi, Homa Gharaie, Seyyed Masoud Davoudi, Alireza Saadat, Ali Akbar Karimi Zarchi, Fereshteh Raeessi, Seyyed Mostafa Ahmadi, Hamidreza Jalalian e pubblicato su Pubmed al link: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25106776/ ha dimostrato l’efficacia dell’applicazione di una miscela di miele e caffè sulle mucositi orali indotte dalla chemio. Le stesse miglioravano più in fretta di quelle trattate con farmaci steroidei.

La mucosite orale è una delle complicanze più comuni dovuta ai farmaci chemioterapici antitumorali e circa il 40% dei pazienti che eseguono questi protocolli di cura, sperimenta questo irritante problema.
La mucosite orale è un’infiammazione delle mucose orofaringee molto fastidiosa, sia perchè impedisce l’alimentazione, sia perché provoca forti dolori e bruciori anche alla deglutizione di soli liquidi.
I 75 partecipanti adulti idonei sono stati casualmente suddivisi in tre gruppi di trattamento.

Per tutti i partecipanti è stata preparata una soluzione simile a uno sciroppo.Il primo gruppo S assumeva 600 grammi di prodotto consistente in 20 fiale di soluzione di Betamesone da 8 mg. Il secondo gruppo H assumeva 300 grammi di miele.
Il terzo gruppo HC assumeva 300 grammi di Miele più 20 grammi di caffé istantaneo.

Ai partecipanti è stato detto di sorseggiare 10 ml del prodotto prescritto e poi ingoiarlo ogni tre ore per una settimana.

La gravità delle lesioni è stata valutata clinicamente prima del trattamento e anche una settimana dopo l’inizio dello stesso.

Lo studio ha applicato i principi della Dichiarazione di Helsinki e si è attenuto alle linee guida di buona pratica clinica.

Lo studio ha dimostrato che tutti e tre i regimi di trattamento riducono la gravità delle lesioni.
La migliore riduzione della gravità però è stata ottenuta nel gruppo HC, quello che aveva assunto lo sciroppo miele e caffè.

Il gruppo H e il gruppo S hanno conquistato il secondo e il terzo posto.
In altre parole, il regime miele più caffè era la modalità più efficace per il trattamento della mucosite orale.

In conclusione la mucosite orale indotta dai chemioterapici può essere trattata con successo in breve tempo con una combinazione di miele e caffè come medicina alternativa ai farmaci steroidei. Ulteriori indagini sono tutt’ora in corso, ma questo successo, seppur iniziale fa ben supporre per appoggiarsi ad alternative naturali ai farmaci steroidei.

Fonte:Registrazione della sperimentazione: Registro iraniano delle sperimentazioni cliniche IRCT: 201104074737N3, (9 maggio 2011).
(PMID: 25106776 PMCID: PMC4150938 DOI: 10.1186/1472-6882-14-293)


Cecina Miele e mirtilli per una colazione o uno spuntino sano.

Tempo di preparazione: 10 minuti
Tempo di cottura: 2 minuti
Difficoltà: Facile
Costo: Basso

Gli ingredienti:
Farina di Ceci 4 cucchiai
Acqua quanto basta
Un pizzico di sale
Mirtilli freschi
Miele millefiori

Preparazione:
In una ciotola mettete i cucchiai di farina di ceci, poi aggiungete un pizzico di sale e acqua quanto basta per ottenere una pastella filante, non troppo liquida.
Ungete appena una padella antiaderente e riscaldatela poi mettete qualche cucchiaio della pastella, appena le cecine risultano asciutte giratele per cuocerle anche dall’altro lato.
Impiattate, aggiungete i mirtilli sopra ogni cecina ed infine colatevi sopra un cucchiaino di miele.

Questa ricetta è ottima per colazione oppure per uno spuntino sano perché abbina le proprietà antiossidanti dei mirtilli con quelle energetiche del miele ed in più apporta proteine in quanto contiene la farina di ceci, perciò è adatta a tutta la famiglia

Sedetevi e gustatevi i doni della natura.

Il benessere naturale è un percorso che segue anche il ritmo delle stagioni. La volta scorsa ti ho parlato dell’atto del Respirare (puoi leggere qui il mio articolo Respirare).
Questo si adatta bene anche a questa stagione appena incominciata in cui dobbiamo prenderci cura del nostro apparato respiratorio.

Perché ai primi freddi autunnali ci viene sempre il raffreddore o la tosse?
Te lo spiego con una metafora. Immagina il tuo corpo come se fosse un albero: in autunno gli alberi perdono le foglie, così anche il nostro albero bronchiale ha la necessità di rinnovarsi. Perciò si riempie di cellule morte che si trasformano in catarro. Il catarro è utile per pulire i nostri bronchi. In questo modo si preparano nuove cellule in grado di affrontare il freddo invernale. Il catarro non è un nemico, ma sta svolgendo anche lui il suo compito che è quello di spazzino.

Quali rimedi naturali posso utilizzare?
3 piante : timo, eucalipto e maggiorana. Sotto forma di oli essenziali massaggiati sul petto: qualche goccia di uno di questi oli in un cucchiaio di olio di mandorle dolci.
Il timo attiva le difese immunitarie, l’eucalipto ha proprietà espettoranti ed antibatteriche e la maggiorana va benissimo per i raffreddori, ma anche per gli strappi e le contusioni ed in più aiuta anche ad addormentarsi.

E dall’alveare che cosa posso utilizzare?
Ai primi freddi Miele e Propoli insieme. Del Miele te ne ho già parlato in un altro mio articolo (Il miele: un tesoro di dolcezza e di benefici)
Le Api utilizzano la Propoli per disinfettare tutti gli spazi dell’alveare, per chiudere gli spifferi d’aria presenti nell’arnia e per mummificare eventuali insetti intrusi. Impariamo da loro ed usiamo la Propoli come antibatterico. Può essere utilizzata in gocce in un cucchiaio di Miele. Molti studi scientifici spiegano che la Propoli contiene alte percentuali di flavonoidi (galangina, quercetina ecc.) e acido caffeico che hanno appunto azione antibatterica.

A me però l’autunno mette tristezza, è normale?
Sì è vero. Per alcuni di noi l’autunno è associato alla tristezza e alla malinconia. Tuttavia se pensiamo a questa stagione come alla stagione del raccolto favorito dalla passata energia estiva, come ad un periodo di transizione, allora l’umore cambia. In campagna in autunno avviene la semina e il seme se non muore non rinasce!
Per superare la tristezza possiamo aiutarci con delle passeggiate a piedi nelle ore più calde. Questo ci permetterà di avere una postura aperta, con la schiena diritta ed influirà positivamente anche sugli organi interni del nostro apparato respiratorio.

Se hai altre curiosità per prenderti cura del tuo benessere ti invito a leggere questo articolo Le piante del benessere : Malva (Malva sylvestris)

Il Tarassaco appartiene alla famiglia delle Asteracee/Composite.

Cresce sui prati e sui terreni incolti fino a 2000 mt. di altitudine.
Di questa pianta utilizziamo tutto.
Le foglie si raccolgono dalla primavera all’autunno. I boccioli in primavera. Le radici vanno estratte in settembre-ottobre.

Il suo nome scientifico Taraxacum deriva dall’arabo e significa “cicoria”, poi è aggiunto l’aggettivo latino officinale per indicarne gli impieghi curativi.

L’uso del Tarassaco come depurativo risale all’antica medicina popolare. Il miglior periodo per utilizzarlo è in primavera, per disintossicarci dalle sostanze tossiche accumulate durante l’inverno.
E’ controindicato per chi ha i calcoli alla colecisti e soffre di ulcera in quanto stimola le secrezioni gastriche.
Oltre all’effetto depurativo, il Tarassaco è anche diuretico ed antireumatico.

Le foglie fresche si possono consumare crude in insalate oppure cotte come gli spinaci ed anche in zuppe e torte salate.
I boccioli si utilizzano come i capperi, dopo averli ben puliti dalle parti verdi e messi in salamoia o sott’aceto.
Le radici invece si possono consumare fresche con il miele di tarassaco, oppure si pestano per estrarne il succo, ma si possono anche essiccare per utilizzarle poi in infuso o decotto.
Il sapore del Tarassaco è amaro.

La Malva appartiene alla famiglia delle Malvacee.
Simboleggia la calma, l’amore e la dolcezza.

E’ un’erba selvatica europea (sylvestris = di selva) che si trova lungo ruderi e muriccioli, ai bordi delle strade e cresce fino ad un’altitudine di 1400 Mt.

Come dice anche il suo nome, che deriva dal greco malakòs (molle) e dal latino “mollire” ovvero calmare, la Malva contiene mucillagini che hanno proprietà emollienti ed antiinfiammatorie. E’ considerata da sempre come una pianta officinale omnimorba, poiché in grado di dare sollievo a moltissimi problemi.

Si utilizzano le foglie ed i fiori essiccati in infusi e tisane, ma possiamo anche mangiarla cruda in insalate o minestre, anche nelle frittate. La Malva appare anche in alcune creme come lenitivo di eczemi, punture di insetti o prurito. Aggiungendo al decotto di Malva qualche goccia di Propoli otterremo un delicato detergente intimo lenitivo e antibatterico.

Esperienza effettuata presso l’ospedale di Lomé

ATTIPOU K.*, ANOUKOUM T. * *, AYITE A. *, MISSOHOU K. *, JAMES K. *

ferita1

ABSTRACT
Uno studio prospettico è stato effettuato da gennaio 1992 a dicembre 1993 con l’obiettivo di testare l’efficacia del miele su piaghe di diversa natura.
Il gruppo era formato da 79 malati, di cui 46 uomini, 33 donne di età media dai 22,3 anni ai 69 anni.
Gli autori presentano i risultati preliminari di questo studio.

INTRODUZIONE
Il miele è stato utilizzato per il trattamento delle piaghe fin dall’antichità ed è ancora attualmente diffuso nei paesi africani e indo-pakistani, dove le piaghe infette costituiscono un problema prioritario per la salute delle popolazioni che abitano le zone rurali.
La svalutazione del denaro, il ridotto potere di acquisto hanno costretto a ricorrere a questo metodo di trattamento, semplicemente per diminuire le spese, molto onerose, delle cure tradizionali per le piaghe. Riportiamo in questo lavoro i risultati preliminari del nostro studio.

MATERIALI E METODI

Pazienti: Vedi tabella 1

TABELLA I: SESSO ED ETA’ DEI PAZIENTI.

1-10 ANNIM – F11-20 ANNIM – F21–30 ANNIM – F31-40 ANNIM – F41-50 ANNIM – F51-60 ANNIM-F61-70 ANNIM – F
11 – 612 – 37 – 43 – 63 – 94 – 46 – 1
17151191287

M=maschi F=femmine

La natura delle piaghe era di diverso tipo vedi tabella 2; la superficie media delle piaghe trattate è stata di 61 cm2.
L’aspetto delle piaghe trattate è stato molto variabile dalle piaghe più difficili, alle lesioni più o meno pulite.

TABELLA 2: NATURA DELLE PIAGHE TRATTATE.

Natura delle piagheNumero di casi%
Fascite necrotizzanteCancrena delle articolazioniUstioniUlcera tropicale alle gambeUlcera diabetica alle gambeUlcera malleolare drepanociticaPiaga traumatica delle bracciaPiaga infettata in ospedalePostumi da decubito1096961191524,0511,397,611,397,613,9111,39
Totale79100%

*Dipartimento di chirurgia viscerale e generale CHU-Tokoin – Togo
**Dipartimento di urologia B – CHU Lomé-Tokoin – Togo

TABELLA 3: FATTORI DI RISCHIO.

DIFETTINUMERO DI CASI%
DiabeteObesitàDenutrizioneInfezione HIV9611911,397,5913,3911,39
Totale3543,30

Nella tabella qui sopra sono riepilogati i fattori di rischio che contribuiscono allo sviluppo delle piaghe.

METODI

Il miele è stato versato, in maniera omogenea, sulle piaghe, precedentemente pulite con soluzione fisiologica. Alcune compresse di garza imbevute nel miele sono state inserite negli anfratti della piaga. Poi sono state ricoperte da compresse di garza sterili ed asciutte. La medicazione è stata eseguita ogni giorno. Sul piano batteriologico sono stati fatti dei prelievi all’inizio del trattamento con dei tamponi, uno destinato alla ricerca e l’altro per l’analisi diretta.

RISULTATI

1° Sul piano clinico
L’evoluzione delle piaghe è stata seguita dalla loro misurazione tutte le settimane. Da questa osservazione si è evinto che la cicatrizzazione è avvenuta in circa 5-7 settimane dopo l’inizio del trattamento. In effetti il tempo di cicatrizzazione varia a seconda della natura, dello stato, della localizzazione e della superficie della piaga. Ebbene le bruciature cicatrizzano più rapidamente che le altre piaghe 14 e 30 giorni rispettivamente. Le piaghe infette si sono cicatrizzate in circa 46 giorni. Le piaghe atone, le ulcere cutanee (fagedeniche, diabetiche e da anemia falciforme) degli arti inferiori cicatrizzano più lentamente che le piaghe non infette 37 e 14 giorni rispettivamente.

2° Sul piano batteriologico
I prelievi batteriologici sono stati realizzati all’inizio del trattamento e ogni 15 giorni. I germi e batteri isolati sono stati spesso l’Escherichiacoli, lo pseudomonas aeruginosa, lo stafilococco aureo e il citrobacter. I prelievi positivi diminuiscono durante il corso del trattamento con il miele vedi tabella 4.

TABELLA 4: BATTERI ISOLATI DURANTE IL TRATTAMENTO.

Battere isolatoInizio del trattamentoDopo 15 giorni di trattamentoDopo 30 giorni di trattamentoDopo 45 giorni di trattamento
Escherichia coliPseudomonas aeruginosaStaphylococcus aureusStaphylococcus albicansCitrobacterStreptococcus beta emolitico gruppo AStreptococcus fecaliProteus mirabilisEnterobacter2421196655421196113121623000010001000000
Totale9235121

DISCUSSIONE

Le virtù cicatrizzanti del miele sono dovute alle sue proprietà fisiche, chimiche ed enzimatiche.
Il miele per la sua saturazione in saccarosio ha una pressione osmotica troppo bassa e per questo inibisce la crescita batterica. Questa azione dimostrata da HERSAG e MONTENEGRO (3) è alla base del trattamento delle piaghe con il miele. Questa pressione provoca un riassorbimento dell’edema perilesionale e richiama localmente i macrofagi che favoriscono la pulizia delle piaghe.

Un aumento secondario dei fibroblasti, produttori del collagene, favorisce una cicatrice di buona qualità. Oltre a questa attività fisica, il miele contiene un principio attivo battericida, l’inibina, identificata da WHITE nel 1962 (7) con la medesima funzione dell’acqua ossigenata prodotta sotto l’azione della glucosio ossidasi secreta dalle api durante la fabbricazione del miele. Una seconda sostanza è stata identificata da LAVIE (4) e potrebbe essere estratta dal miele tramite estrazione alcoolica a freddo. Queste virtù cicatrizzanti del miele trovano ampia indicazione nei trattamenti delle piaghe. KRUNITZ e ZAISS citati da VIAU (6) trattano le piaghe con il miele e con successo senza avere disinfettato precedentemente il tessuto malato.
EFEM a Calabar (2) ha trattato 59 piaghe di tutti i tipi e ha ottenuto dei risultati soddisfacenti, Salvo in quattro casi in cui la piaga si trovava sul corpo di una persona malata terminale di cancro.

BAZIRA in Burundi (1) ha trattato più di 100 piaghe con il miele, anche quelle resistenti ai trattamenti topici locali abituali. Egli ha constatato che questa apiterapia ha permesso una guarigione precoce sul tessuto precedentemente disinfettato e pulito.

SUBRAHMANYAM (5) ha utilizzato il miele nel trattamento di 52 bruciature e ha constatato che il tessuto si è ricostituito dopo circa 1 settimana di trattamento; in media la cicatrizzazione è avvenuta in 10-15 giorni.

CONCLUSIONI

Il nostro studio che prosegue attualmente nell’ospedale conferma il risultato di questi autori. Il miele aiuta la cicatrizzazione delle piaghe e la cura ha un prezzo moderato; il trattamento può essere inserito come cura nella nostra clinica ospedaliera per minimizzare le spese indotte dai trattamenti classici delle piaghe.

BIBLIOGRAFIA
1-BAZIRA L., NDAYSABA J., ILOBONIMANA E.
Traitement des plaies par le miel 40 observations.
Press. Med. 1992, 21, 1516-1518.
2-EIFEL S.E.E.
Clinical Observations on the wound healing properties of honey
Br. J. Surg. 1988., 75: 679-681
3-HERSAG L., MONTENEGRO J.
Traitement des plaies suppurées par application de Saccharose.
Nouv. Press. Med. 1982, 11:940.
4-LAVIE P.
Sur l’identification des substances anti-bactériennes présentes dans le miel.
C.R. Acad Sc. Fr., 1963, 256:1858-1960
5- SUBRAHMANYAM M. Tropical application of honey in treatment of burns.
Br. J. Surg. 1991, 78: 497-498.
6-VIAU F. Traitement des plaies, escarres et ulcères de jambe par le sucre cristallisé.
Sem. Hop., Paris, 1986,62: 2431-2435
7-WHITE J W., SUBERS M. H., SHEPARTZ A.I. The identification of inhibine.
Am. Bee Journ, 1962, 102: 430-431.

Il miele è una piccola dolcezza che delizia grandi e piccini. Sempre appetibile e a volte sorprendente per il suo gusto, incanta le papille. Consumato puro su dei dolci, nel latte caldo o nel te a porta la sua dolcezza, il suo tocco zuccherino ed è una piccola carezza spirituale!

Le nostre care piccole api sono sempre straordinarie! Raccolgono nettare o Melata: esse lavorano sodo per produrre la loro preziosa sostanza.
Lo studioso Bernd Heinrich ha anche valutato il loro lavoro: per produrre un litro di miele esse effettuano più di 17000 viaggi e visitano 8700000 fiori!

Legate all’equilibrio del nostro ecosistema è fondamentale battersi per farle sopravvivere!

I benefici millenari del miele – Venerato da numerose culture, il miele ha accompagnato la civiltà nei suoi rituali. Ricordiamo gli antichi greci, per i quali il miele è stato il nettare di Dio e i romani se ne sono serviti anche per le loro ricette culinarie ed anche per fabbricare unguenti e creme.

Il miele è stato utilizzato già nell’antichità per i suoi effetti antibatterici (legati alla sua acidità e ad un enzima che produce acqua ossigenata, un antisettico ben conosciuto). Esso ha anche delle proprietà antinfiammatorie e cicatrizzanti.

Ogni varietà possiede delle virtù che dipendono dai fiori sui quali il polline è stato prelevato: il miele di Timo ed Eucalipto saranno di sicuro i più adatti a pulire l’apparato otorinolaringoiatrico, il miele d’Arancio a lenirlo, il miele di Rosmarino a stimolare la digestione, eccetera.

Una composizione complessa – Il miele è composto per il 75% da zucchero o più esattamente da un insieme di zuccheri (fruttosio e glucosio) direttamente assimilabili dal sangue. Il suo potere dolcificante è di 1,5 volte superiore al saccarosio, lo zucchero bianco a cui siamo abituati quotidianamente. Al suo interno possiamo trovare inoltre acqua, polline 1%, aminoacidi dal 2 al 3%, vitamine (principalmente quelle del gruppo B), polifenoli e oligoelementi.

Con una composizione variabile a seconda delle varietà di miele, esso ha un apporto nutrizionale molto più interessante dello zucchero bianco che contiene soltanto delle calorie vuote. Comunque non bisogna abusarne in quanto il miele resta comunque un alimento molto calorico.

Di Mieli ne esistono per tutti i gusti! – Esistono varietà chiare o scure e sapori così diversi e numerosi tra un miele e l’altro!
I mieli di primavera sono, in generale, chiari come Acacia, Rosmarino, Limone e Arancio e più la raccolta è tardiva durante l’annata più il loro colore è scuro come ad esempio il miele di Castagno.

È in autunno che troviamo dei Mieli con dei bei colori ambrati legnosi sono le melate di bosco, di quercia, di abete.

ape su manuka

Il miele di manuka e i suoi effetti eccezionali – Prodotto dai fiori di un arbusto della Nuova Zelanda (Leptospermum scoparium), cugino del famoso Tea tree e ben conosciuto dal popolo Maori, il miele di Manuka occupa un posto a parte in ragione della sua forte concentrazione in metilgliossale (o MGO). Questa è una molecola antibatterica e antifungina identificata come composto attivo in questo miele dal professor Thomas dell’università di Dresda in Germania; la sua origine risiede nella presenza di un precursore (il diidrossiacetone) nel nettare del fiore del Manuka.

Questa sostanza, presente anche nel miele classico in concentrazione variabile tra  1 e 10 mg per kg, nel miele di Manuka è rappresentata molto concentrata e va da 100 a 800 mg per kg. Questa caratteristica gli conferisce una maggiore efficacia contro alcuni batteri come lo stafilococco aureo e l’ helicobacter pylori, batterio che infetta la mucosa gastrica. Da notare è che il diidrossiacetone è presente solo in alcune cultivar dell’albero coltivato originariamente in Nuova Zelanda.

E’ bene considerare che il Ministero dell’Agricoltura della Nuova Zelanda ritiene che nel 2014 ben 80% del miele commercializzato a livello mondiale come manuka è stato falsificato con l’aggiunta di mieli di altra origine o con sciroppo di mais!

I mieli quindi possono essere classificati in base al loro contenuto in MGO oppure in UMF® (che è il Unique Manuka Factor  proporzionale alla concentrazione del MGO)  e che precisa il grado di attività antibatterica:  per esempio a partire da un tenore in MGO di 250 o più oppure un UMF da 15 o più abbiamo un miele con attività antibatterica  davvero importante ed efficace.

Essendo un miele d’importazione, quello di Manuka è molto costoso. Per ottenere i medesimi risultati possiamo usare il miele di castagno e di melata/di bosco oppure il miele di corbezzolo, tutti prodotti nel nostro territorio italiano, in quanto anch’essi hanno elevati valori antibatterici, e che quindi possono essere utili per le stesse indicazioni del miele di Manuka.